In questi giorni, grazie anche al video di 2 popolari campioni di Kickboxing, si è rianimato il dibattito su quale sia la miglior preparazione per la difesa personale: sport da combattimento o arti marziali. Inutile dire che i protagonisti del video hanno sostenuto come unica valida opzione gli sport da combattimento scatenando, come era scontato, la solita marea di commenti di segno opposto tra i praticanti di arti marziali tradizionali o moderne che siano. Personalmente andrò contro corrente e cercherò di spiegare perché entrambi hanno sia torto sia ragione. Prima però un giusto chiarimento. Sono in questo ambiente da 34 anni ed ho praticato sia sport da combattimento, sia arti marziali cosiddette tradizionali, sia sistemi moderni d’autodifesa. Sono diplomato insegnate di MMA, grappling e K1 ed alleno agonisti dilettanti ma sono pure insegnante di arti marziali filippine e coltello italiano e tengo corsi specifici di difesa personale. Non voglio “vendere” nessun sistema come migliore di altri, voglio aiutare a riflettere e inizierò il mio ragionamento partendo dall’osservazione di queste due immagini.

Sono foto scherzose di Primo Carnera “il gigante di Sequals” o “La Montagna che cammina”, campione del mondo di boxe Pesi Massimi 1933-35, primo italiano nella storia a vincere un mondiale di boxe pro e tutt’ora recordman assoluto di vittorie per Ko nei Pesi massimi (72 su 90 successi). Era alto 197 cm per 125 kg di muscoli.

Nella prima immagine lo vediamo con Frankie Genaro, Oro Olimpico nel 1920 e campione del mondo pro dei Pesi Mosca, che misurava 155 cm per 51 kg. Nella seconda invece è con un altro campione italo americano, Fidel La Barba, medaglia d’Oro Olimpica nel 1924 e campione del mondo Pesi Mosca, che era 160 CM per 51 KG

La International Boxing Hall of Fame ha inserito nella lista dei più grandi pugili di ogni epoca Genaro e La Barba ma non Carnera. In pratica ha ritenuto che i successi dell’italiano fossero più frutto delle sue doti fisiche che non di quelle tecniche e che su quest’ultimo piano i due Pesi Mosca gli fossero superiori. Qui noi però non vogliamo parlare di tecnica pugilistica ma di vantaggio in uno scontro fisico e da questo punto di vista le immagini non lasciano spazio a dubbi. Parliamo di circa mezzo metro di differenza in termini di altezza e di oltre il doppio in termini di massa (51 contro 120 kg) a favore di Carnera rispetto ad entrambi. Facendo un paragone, è circa la differenza che passa oggi in Italia tra un maschio adulto (statisticamente 175 cm per 74 Kg) ed un bambino di 10 anni (la media nazionale è oggi sui 35 kg e 130 cm di statura). Basta essere semplici appassionati per sapere che un confronto tra atleti così fisicamente diversi è impossibile. La Barba e Genaro non avrebbero mai battuto Carnera nemmeno se il friulano anziché un campione del mondo fosse stato un modesto mestierante. Dalle foto è lampante come Carnera avrebbe potuto facilmente colpirli rimanendo allo stesso tempo totalmente fuori misura per i due pugili italoamericani. E se anche con la loro tecnica superiore i due Mosca fossero stati in grado di colpire il gigante di Sequals i loro pugni avrebbero avuto lo stesso effetto di quelli di un bambino contro un adulto: nessuno. Anche i semplici appassionati sanno che è per questo motivo negli sport da combattimento esistono le categorie di peso. Oltretutto, di norma, nelle aggressioni è l’aggressore ad essere il più grosso. È inverosimile che una persona minuta ne attacchi una fisicamente molto più grossa a meno che non ricorra alle armi o non la colpisca di sorpresa alle spalle. Insomma, se il confronto è improponibile sul ring figurarsi in strada.  

Giunti a questo punto sorge quindi la domanda: “e questo gap invece lo superiamo con le arti marziali”?  Per rispondere ritorniamo un attimo all’esempio precedente, quello del bambino che colpisce l’adulto. L’ho usato per far capire che una combinazione calcio – pugno anche tirata benissimo contro una persona senza tecnica ma molto più grossa può essere del tutto inefficace. A chi ha mai giocato con dei bambini un po’ “bruschi” potrebbe però essere capitata una spiacevolissima situazione che vi potrà raccontare qualunque papà: quella di essere stato colpito accidentalmente in un occhio o nei testicoli. Ecco, in questo caso le differenze di stazza spariscono, cosa che vediamo anche negli sport da combattimento: atleti capaci di incassare una mole enorme di colpi in testa che però non reggono un solo colpo ai genitali nonostante la protezione metallica o che non riescono a proseguire un match perché una ditata accidentale gli ha chiuso un occhio.  

Ora, attenzione perché questo è il punto essenziale di tutto il ragionamento. Quello che ora staranno pensando tutti è “ma quindi per te tutto si riduce al tirare agli occhi o ai genitali”? Ebbene, vi rispondo con un’altra domanda, una domanda che pongo a tutti i miei allievi che iniziano le lezioni di difesa personale con me ed alla quale quasi mai rispondono correttamente:

“È più facile tirare una ditata in un occhio o un calcio ai testicoli piuttosto che un pugno in faccia o un calcio nello stomaco”? Nel 99% dei casi la gente, probabilmente confondendo i possibili effetti con la difficoltà di esecuzione della tecnica, risponde che è più facile colpire agli occhi o ai testicoli. Nella realtà non è affatto così, è anzi necessaria molta più precisione per far arrivare a segno in velocità la punta di un dito (la mia è di circa 10 millimetri) contro un occhio (diametro di un occhio adulto circa 20 millimetri) anziché un pugno (nel mio caso circa 10 centimetri) contro una testa (in media in un adulto 20 cm di lunghezza e 18 cm di larghezza). Se poi parliamo di un calcio all’addome anziché ai testicoli parliamo di una superficie di 4 cm circa per il testicolo di un adulto contro i 30 centimetri circa di un retto addominale.

Ok ma allora….sport da combattimento o arti marziali? La domanda giusta non dovrebbe essere questa ma dato che lo scopo di questo articolo non era analizzare come prepararsi al meglio per la difesa personale ma solo far capire i pro e i contro delle tesi sostenute dai “pro sport da combattimento” e dai “pro arti marziali” ogni volta che si ripresenta questa discussione ve li riassumo qui spiegandovi perché entrambi dicono del vero ma allo stesso tempo sbagliano.

GLI SPORT DA COMBATTIMENTO

PRO: sviluppano velocità, coordinazione, equilibrio, potenza e precisione dei colpi. Ti abituano ad essere attaccato con tecniche non prestabilite, devi riuscire a parare i colpi che ti tirano e a reagire immediatamente. Ti abitui a incassare i colpi ed alzi la tua soglia del dolore. Mentalmente ti abitui a gestire la paura dello scontro e del dolore.

CONTRO: esistono vari sport da combattimento e solo le MMA hanno un bagaglio tecnico completo di striking e grappling. Proprio perché è sacrosanto il concetto che “non puoi difenderti da un calcio se non te ne hanno mai tirato uno” appare inverosimile che un lottatore o un pugile siano in grado di farlo senza aver prima fatto degli allenamenti specifici. Bisogna aver poi chiaro che l’esperienza sviluppata in ambito sportivo deve essere adattata nel caso di uno scontro in strada e se non si è mai studiato questa contestualizzazione possono sorgere non pochi problemi, quando volgarmente si diece “non si chiama guardia per strada”.

ARTI MARZIALI

PRO: ne esistono un numero imprecisato e sono talmente diverse che è impossibile fare un discorso generale. Di certo alcune, come gli stili di karate a contato pieno, sono in grado tanto quanto gli sport da combattimento di sviluppare velocità, coordinazione, equilibrio, potenza, precisione dei colpi, reattività e resistenza al dolore. Alcune discipline “moderne” si caratterizzano poi per una ricerca del realismo nelle simulazioni delle aggressioni come anche nello studio potremmo dire “sociologico” della casistica di aggressioni e situazioni di pericolo più frequenti e come prevenirle. Specifico è poi lo studio del combattimento a 360 gradi dato che un’aggressione può avvenire in svariati modi e non sempre e solo con un calcio o un pugno per quanto possano essere magari le circostanze più frequenti.    

CONTRO: possono essere tanti ma vanno visti letteralmente caso per caso data l’infinità di “stili” esistenti. Di sicuro chi cerca un corso di difesa personale è ad alto rischio di imbattersi in realtà che commettono uno o più di questi errori:

Non provano le tecniche in modo realistico;

Non allenano velocità e riflessi;

Non hanno un bagaglio tecnico a 360 gradi (ad esempio studiano solo calci e pugni);

Trasmettono un ingannevole senso di sicurezza agli allievi;

Si perdono in esercizi di stile che nulla hanno di realistico;

Guido Colombo